INNERGY

Il vento è cambiato…

Ultimamente molte cose sono cambiate e altre sono in fase di cambiamento. Alcune sono più evidenti, altre meno. Alcuni riescono a vederle, altri no. Molti, per non abbandonare le loro certezze, non vogliono proprio vederle continuando a fingere che tutto vada bene e/o a lamentarsi.

Fanno sempre le solite cose perché credono di non saper fare altro, ma questo solito abitudinare non li soddisfa più. Credono di non avere altre possibilità e per il semplice fatto che ora non sono più giovani (meno forza, meno voglia, meno incoscienza) continuano nel loro tran tran.
Scelgono sempre gli stessi che li hanno illusi, ma non ne sono soddisfatti, perché è sempre la solita storia. Si alzano, vanno al lavoro sempre più seri, stanchi e demotivati, portano il broncio, fanno sempre meno battute anche se tendono a ridere quando qualcuno le fa e/o sono annoiati. E quando ritornano a casa mangiano, dormono e si risvegliano il giorno dopo per fare sempre le stesse cose con sempre meno voglia, con sempre meno soddisfazione, continuando a lamentarsi.

Ma il vento è cambiato

Si stanno manifestando pensieri diversi, il solito “fare” non basta più e tutti noi iniziamo a farci delle domande:

  • Perché tutto ciò che faccio non mi piace più?
  • Perché ne traggo sempre meno soddisfazione?
  • Perché fino a poco tempo fa lo stipendio era sufficiente e ora fatico ad arrivare a fine mese?
  • Perché mi sento costantemente vessato e mi ritrovo a pagare sempre più tasse occulte?
  • Il mio bar era meraviglioso, bello, pulito e la gente gioiva, era allegra, oggi vedo solo musoni impazienti che vogliono tutto subito e che si lamentano per la qualità dei prodotti. E io non posso dirgli che è sempre più difficile trovarne di buoni, perché anche i miei fornitori sono messi come me e non hanno più soddisfazione a fare ciò che fanno!
  • Anche il mio negozio era meraviglioso, riuscivo a trovare sempre soluzioni particolari e di qualità e ora che tutto è standardizzato verso il basso, che tutto viene dai paesi asiatici anche se sono marchi conosciuti, non sono più così belli, così gradevoli e i clienti si lamentano e non ritornano e anch’io non provo più alcuna soddisfazione.
  • Sono un operaio e il mio lavoro è fatto di ripetitività. Prima non mi accorgevo di questo ripetersi, ma ora sì. Tra un pezzo della catena e l’altro, qualche volta si facevano delle battute tra colleghi, ora no, ora tutto è maledettamente serio. Il broncio è il mio costante compagno. Non mi diverto più. Non mi piace più quello che faccio. Non mi piace più il modo in cui me lo fanno fare. Tutto è sempre più veloce, i tempi sono sempre più stretti e le ore lavorative sono sempre di più, forse anche perché siamo sempre di meno. Lo stipendio, però, rimane lo stesso e capita che arrivi anche in ritardo. C’è qualcosa che non va, ma non riesco a capire cos’è. Un aiuto sarebbe ben gradito.
  • Sono un imprenditore e quello che ha parlato prima potrebbe essere un mio dipendente. Ho speso tutta la vita per quest’azienda, per creare dei buoni prodotti e ho sempre rispettato i miei dipendenti. Ho cercato di farli lavorare in luoghi puliti ed accoglienti. Mi sono adoperato in tutti i modi per soddisfarli e renderli felici. Qualcuno dice che sono stato egoista, perché far stare bene loro conveniva anche a me. E scusa se è poco! Chi non lo gradirebbe? Bella azienda, bei dipendenti, buoni prodotti e un ambiente meraviglioso! Ma qualcuno vuol sempre trovare il lato negativo. Ora, però, tutto questo non interessa più, perché la concorrenza è diventata spietata e oltremodo sleale. Nel web trovi tutto a poco prezzo e in minor tempo. Lasciamo perdere la qualità, quella l’uomo di oggi non la prende nemmeno in considerazione: probabilmente perché non riesce nemmeno a vederla! E tutto è più difficile. La mia bella azienda… Come faccio a dire ai miei dipendenti tutto questo? Non riesco più ad aiutarli, sembro un despota. Ma non era questo ciò che volevo.

Il vento è cambiato ragazzi

Come possiamo fare ancora le solite cose? L’insoddisfazione è costante, qualunque novità si esaurisce in fretta. L’auto nuova, il vestito nuovo, il nuovo taglio di capelli, quel bel ragazzo (ma dov’è che l’avevo visto così bello?), quella ragazza (ora che l’ho conosciuta meglio…), i figli, la scuola, il lavoro, gli svaghi, i film in televisione che ormai sono meno interessanti della vita reale, i talk show dove parlano sempre di tutto sovrapponendosi disordinatamente infastidendomi sempre più, ma, purtroppo, non sono ancora riuscito a prendere la decisione di spegnere quell’infido rettangolo nero e colorato che mi affoga nelle opinioni altrui. 

Fortunatamente tutto questo bailamme mi sta facendo comprendere, perlomeno mi sta facendo vedere cose che prima ignoravo e quanto mi arrabbiavo quando qualcuno che aveva già fatto il percorso prima di me, me lo faceva notare!

Ah l’ego, che brutta bestia! Mi spinge, mi porta verso, mi illude, mi turba, mi insegna quello che fa più comodo a lui/me, ma tutte queste esperienze mi aiutano a comprendere che ciò che conta davvero non è la fuori. Non è la fuori che troveremo ciò che ci serve: sì per un po’ di tempo va bene, ma arriva un certo punto nel quale tutto questo non ci basta più, abbiamo bisogno di sentirci vivi, di sentirci partecipi, di sentirci quali veramente siamo e, anche se per il momento non riusciamo a comprenderlo, dentro di noi c’è qualcosa che spinge così forte che è quasi impossibile ignorarlo.

È il nostro vero essere, la nostra presenza “io sono”, l’essenza che abbiamo raggiunto maturando esperienze in un’infinità d incarnazioni e che ora sta iniziando a dare i suoi frutti. Non assomigliano a niente di già conosciuto, questi frutti all’inizio ci fanno stare male, perché ci destabilizzano, ci tolgono dal nostro fare abitudinario e se continuiamo a resistere non ascoltando ciò che la vita ci sta portando, ignorando queste nuove sensazioni, questi nuovi stimoli, diventa tutto più difficile.

Ma se ascoltandoci ci fermiamo a riflettere. cercando e sicuramente trovando dei momenti per noi, per osservarci senza alcun giudizio, per conoscerci come siamo veramente, allora sì, allora i cambiamenti arriveranno e saranno sempre di più, ci destabilizzeranno e ci fortificheranno alternativamente sino a quando, raggiunto l’equilibrio ottimale, saremo pronti al grande salto: il passaggio alla vita di quinta dimensione. La vita dell’anima o dell’individualità, la quale rappresenta il completamento di tutte le nostre vite passate individualmente e delle quali, finalmente, attraverso l’espansione di coscienza, potremo usufruire dell’essenza completa.



Roberto Calaon