È successo un incidente in tangenziale!
Un centauro in sella alla sua potente moto, mentre stava sorpassando un’automobile, anch’essa in fase di sorpasso, è stato stretto da quest’ultima che l’ha scaraventato contro la barriera divisoria in cemento, facendolo letteralmente volare, riportando una serie di contusioni tali da essere ricoverato d’urgenza. Questo è il fatto. E questo è quello che è accaduto.
Il fatto mi veniva raccontato da un automobilista che, come tanti, era uscito dalla sua auto, in coda, per cercare di capire cos’era successo. Mi stava raccontando la vicenda che gli era stata raccontata da un altro più vicino all’incidente, che gli era stata raccontata da un altro ancora più vicino e via così…
Del resto la coda sembrava enorme, erano già più di 40 minuti che eravamo fermi e sentivo frasi del tipo:
- Così impara a correre in quel modo!
- Credono tutti di essere invincibili sulle moto e guarda come va a finire!
- Non è vero, sembra che il conducente dell’automobile in sorpasso stesse smanettando con il cellulare.
- A me hanno raccontato che è stato il conducente dell’auto che veniva sorpassata, guarda caso guidata da una donna, che ha leggermente sbandato verso sinistra facendo spostare anche l’altra auto, la quale, inevitabilmente, è andata a sbattere contro la moto.
- Ecco, il solito maschilista, solo perché era una donna alla guida, ora è da condannare.
- No, no, state tutti sbagliando, a me hanno detto che il conducente della moto aveva bevuto e non era riuscito a misurare gli spazi!
- È sempre la solita storia, chi va in moto rischia, ha sempre rischiato, lo sanno tutti, è il prezzo da pagare per quello che considerano libertà.
Avete notato quante versioni diverse dello stesso fatto?
Ce n’erano un’infinità di queste interpretazioni, ma ho deciso di smettere di elencarle.
Quanti modi di pensare, quanti modi di vedere, quanti modi di interpretare!
Oggettivamente è successo un incidente che ha coinvolto due auto e una moto, non sappiamo ancora nulla del perché e del come sia successo e un’infinità di interpretazioni soggettive sono apparse dal nulla mentre eravamo in fila. La realtà era una: l’incidente, ma le versioni erano tantissime e come ho detto ho anche smesso di riportarle. E la cosa più umana, ve l’assicuro, non è stata detta, perché nessuno ha chiesto come stava, nessuno ha chiesto quanto male si fosse fatto o si fossero fatti, a nessuno interessava delle persone coinvolte, ma a tutti interessava esprimere la loro opinione. Tutti loro avevano costruito la loro realtà soggettiva che doveva essere oggettiva anche per tutti gli altri, che, invece, la interpretavano diversamente. E tutto questo senza rendersene conto. E allora?
E allora, se il fatto che l’oggettività sia soggettiva è un dato di fatto, come la mettiamo con tutto quello che succede costantemente nella vita di tutti i giorni, se ogni piccola cosa è suscettibile di una miriade di interpretazioni che non tengono assolutamente conto dell’accaduto vero e proprio? Di quell’accaduto tangibile che dovrebbe essere inconfutabile, fino a quando qualcuno, esprimendo la propria soggettività con maggior impeto e veemenza, lo vuole rendere oggettivo anche agli occhi degli altri?
Tutta la vita è una visione soggettiva che diventa oggettiva a causa di un condizionamento continuo fatto di credenze, convinzioni, convenienze e regole costruite a tavolino e stabilizzate nel tempo che creano costantemente abitudini e aspettative le quali, se da un lato ci facilitano la vita, dall’altro ci possono avvinghiare e illudere portandoci a dare tutto per scontato, fino ad innescare meccanismi automatici e ripetitivi che minano costantemente la nostra consapevolezza.
Il risultato è eclatante e, nonostante tutto questo si sviluppi costantemente sotto ai nostri occhi, solo pochi riescono a vederlo. La nostra scarsa consapevolezza ci fa prendere per oro colato tutto quanto ci viene propinato. Crediamo a ciò che ci dice Tizio e un attimo dopo all’esatto contrario, che ci sta dicendo Caio, per poi credere ancora ad un’altra versione che ci viene propinata da Sempronio e soffochiamo la nostra opinione, la quale, anche se non è propriamente azzeccata è sicuramente la nostra.
Sembra che una soluzione semplice ed immediata non ci sia. Probabilmente iniziare a mettersi in contatto con se stessi prendendo atto e accettando anche aspetti che non ci aggradano, potrà sicuramente aiutarci ad ampliare la nostra visione. E solo allora riusciremo a vedere quanto tutto sia soggettivo e che un’oggettività per tutti non può esistere, anche se qualcuno, che, per proprio tornaconto ha interesse a farlo, persiste ostinatamente nel farcelo credere!
E non sto parlando solo dell’incidente.
Roberto Calaon