INNERGY

Co-creatori consapevoli della propria realtà

Proverò a sviluppare l’argomento di questo titolo, anche se sono consapevole che non sarà affatto semplice. Oppure sì. Chissà?

Cominciamo dall’inizio. La maggior parte di noi, quando si alza dal letto è subito presa da una serie di pensieri abitudinari che includono, spesso disordinatamente, tutti gli impegni della giornata. Espletano i loro bisogni corporali, si fanno una doccia, si vestono, escono di casa e vanno al lavoro. Chi ama il proprio lavoro lo fa volentieri e con impegno (Amore), chi invece, si sente costretto a fare cose che non gli piacciono, le fa comunque, ma malvolentieri.
Ovviamente tra i due comportamenti c’è una differenza sostanziale, perché solo il primo sarà felice e costruirà una giornata positiva. In entrambi i casi, solo quei pochi che, nel tempo, hanno fatto un lungo e laborioso lavoro su se stessi, saranno (e solo in certi momenti) consapevoli di essere i co-creatori delle proprie esperienze.

Sì, perché tutti noi co-creiamo costantemente la nostra vita indipendentemente dall’essere soddisfatti o meno da ciò che facciamo. E chi, fino ad ora ha gestito (il regista e i suoi, spesso inconsapevoli, aiutanti) questa umanità lo sa molto bene.

Abbiamo detto precedentemente di chi, appena sveglio, è subito preso dalle incombenze della giornata, ma ci sono alcuni che, dopo essersi svegliati, non si alzano subito, aprono gli occhi, si stirano, fanno un bel respiro e così, rilassati, per alcuni preziosi minuti, si godono il momento.
Anche loro hanno degli impegni, anche loro fanno cose che gli piacciono e altre no, ma hanno un diverso atteggiamento.
Quei pochi istanti in cui si sono concessi di restare un po’ di più a letto, rilassati, hanno permesso loro di essere presenti, di esserci, e questo stato d’essere gli ha conferito una marcia in più. Da quel momento, qualunque cosa sarà da fare, la faranno consapevolmente, anche se potrà sembrare ripetitivo e stancante, anche se, in apparenza, non sarà gratificante. Credete che si stancheranno? Certo, ogni lavoro stanca, ma loro non si lamentano, perché sono presenti sono lì a fare quello che gli viene richiesto, non sprecano energie nel continuo rimuginare restando facilmente in forma. Eccola la presenza di sé. La loro mente non è costantemente impegnata a fantasticare, a pensare ad altro. Stanno svolgendo quel compito, sono lì, in presenza e lo fanno bene, così bene che, ad un certo punto non si accorgono nemmeno del passare del tempo, perché, quel lavoro, fatto in quel modo, non sembra nemmeno lavoro e si sentono gratificati.

Questo tipo di approccio, nel tempo, consentirà loro di avere nuove idee. L’atteggiamento che hanno verso ciò che a loro compete, l’impegno che ci mettono nel fare quel lavoro al meglio delle loro possibilità, dimostra, oltre alla loro responsabilità, anche uno stato di accettazione relativo, perché sanno che quello che fanno dev’essere eseguito al meglio. Questo tipo di approccio alla vita gli consentirà di non essere costantemente schiavi di una mente vagante e di un ego capriccioso, cosicché, grazie ad un pensiero pulito, molto presto, si presenteranno nuove idee che al momento opportuno potranno realizzarsi in nuovi ambiti e alcuni potranno persino trovare un lavoro migliore, più adatto a loro, cambiando se stessi e il mondo che li circonda. Del resto, il mondo cambia solo quando cambiamo noi, individualmente!

Fino ad ora abbiamo parlato di lavoro, ma questo modo di fare si applica a tutti i momenti della vita. Per esempio: quando ci si trova in un nuovo ambiente è utile osservare e cercare di capire con chi e con cosa si ha a che fare, senza giudicare, senza prendere parte, solo osservando. Così facendo ci faremo un’idea abbastanza precisa della nuova situazione e agiremo di conseguenza. La situazione è nuova, quindi è bene restare il più possibile centrati e non farci travolgere dalle nuove emozioni. Non significa che non abbiamo emozioni… le abbiamo eccome, ma le osserviamo e cerchiamo di padroneggiarle dicendo al nostro ego di stare calmo, di smettere di farci fretta, di non farci sentire inferiori, perché ormai il gioco non funziona più: nessuno è inferiore ad un altro e quando si inizia a comprenderlo, tutta la nostra vita e, se ce lo permettono, anche la vita degli altri, può cambiare.

Cosa è successo? Niente di particolare, o tutto forse. Abbiamo solo prestato attenzione al nostro sentire interiore (innergy), abbiamo osservato, abbiamo ascoltato, abbiamo partecipato da spettatori e, quando ci sono state fatte delle domande, abbiamo evitato risposte affrettate, ma, nel contempo, eravamo costantemente presenti (a noi stessi), consapevoli che nella nuova situazione in cui ci trovavamo eravamo solo noi a permettere che lo svolgimento avvenisse più o meno a nostro favore. A volte non fare nulla ci rivela un mondo e ci fa comprendere come quel mondo è. Dopo, solo dopo, potremo intervenire e solo in quel momento, la nostra centratura ci permetterà di diventare protagonisti del momento. Ma saremo stati noi a deciderlo, consapevolmente e qualunque conseguenza, buona o cattiva che sia, saremo stati noi a consentirla.

Quanta strada abbiamo percorso da quel mattino in cui, svegliandoci, ci siamo concessi quei pochi minuti in più e guarda quanta consapevolezza abbiamo acquisito. Se fossimo stati disattenti, superficiali e impulsivi (come lo eravamo prima), forse il risultato sarebbe stato diverso e, sicuramente non a nostro favore, ma comunque, sia in un caso che nell’altro, saremo stato noi i co-creatori della nostra esperienza.

Quindi, diventare consapevoli che siamo noi i co-creatori della nostra vita (co indica che anche altri, nello stesso momento, stanno creando più o meno consapevolmente accanto a noi) può farci comprendere che, attraverso l’attenzione, la presenza e la consapevolezza, avremo sicuramente ottime possibilità di migliorarla questa vita diventando così, almeno per quel momento, co-creatori consapevoli della propria realtà.



Roberto Calaon