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L’ego al nostro servizio!

Cominciamo col dire che l’ego è quella parte di noi che crede, ha bisogno e si gratifica di tutte le illusioni che ci si presentano e, in funzione di queste, ci spinge a desiderare delle cose, delle persone, delle situazioni, degli avvenimenti e molto altro. Tutto questo, ovviamente fino ad un certo punto, fa parte delle esperienze che molti di noi debbono vivere per comprendere e per comprendersi!

Ma ci siamo mai chiesti se tutto quel desiderare ci interessa veramente?

Spesso “tutto quel desiderare” dopo essere finalmente riusciti ad ottenerlo, invecchia, diventa obsoleto o addirittura di intralcio occupando un’enormità di spazio nella nostra mente e nella nostra vita.

Ci sono “cose” per ognuno di noi e non è detto che ciò che piace all’altro debba assolutamente piacere o stimolare anche noi. Esistono un’infinità di situazioni che, se ben ponderate, ci fanno scoprire che, in realtà, non ci interessano affatto, ma il nostro ego no, lui le vuole, non può sentirsi inferiore, anche lui ne è capace, anche lui ce la può fare…

Ma perché? Perché dobbiamo costantemente assecondarlo credendo costantemente che lui sia noi? Anche se, a tutti gli effetti, lo è! Smettiamola con questa commedia, iniziamo a riconoscerlo: certo, lui/noi utilizza i nostri desideri, le nostre aspirazioni e le nostre debolezze per solleticarci. Evidenziandole ce le fa credere veramente nostre anche se magari lo sono solo per un momento passeggero. Ma per lui no, per lui tutto è occasione, tutto è possibile e così inizia a stuzzicarci o a vessarci per fare in modo che agiamo di conseguenza.

Ovviamente, l’ego, fino ad un certo punto della nostra vita è fortemente prevalente, ma solo fino ad un certo punto, fino al momento nel quale, grazie alla consapevolezza che nel frattempo avremo acquisito, saremo noi a indirizzarlo! Quindi, fino a quel momento è utile imparare a riconoscerlo, del resto, lui vuole sempre. E noi?

Ecco, il vero significato del titolo di questo testo è questo: quando, attraverso l’attenzione, la presenza e la consapevolezza si inizia a conoscere se stessi, l’automatismo dell’ego ha meno presa su di noi. Non solo, quando riusciamo a vederlo in azione, quindi a riconoscerlo e a capire il suo modo di operare, attraverso il discernimento che la consapevolezza acquisita ci fornisce, saremo in grado di capire se quelle cose, quelle situazioni, quella persona, ecc., ci interessano veramente oppure no!

Se ne siamo interessati bene: l’ego troverà il suo ambiente ideale e si prodigherà al massimo delle proprie possibilità, mentre, se non ne siamo interessati, perché abbiamo compreso che il nostro vero sé, senza un “ego rompi-beep”, non prenderebbe nemmeno in considerazione tutto quel caos, allora lui se ne starà buono buono e non soffrirà nemmeno di quello che, prima del tuo risveglio, riteneva una sconfitta. Anzi, sarà finalmente contento di appartenere e, soprattutto, di lavorare per un essere equilibrato.

Attenzione, presenza e consapevolezza unite all’esperienza ci risvegliano e finalmente quell’ego che, fino ad ora è stato così presente nella nostra vita da diventare persino assillante, adesso è al nostro servizio e tutte le sue qualità (che non sono poche e che, se ben indirizzate, possono essere veramente eccezionali) potrà finalmente esprimerle, non per adularci o vessarci, ma per mettere in pratica in modo intelligente ciò che sentiamo veramente.



Roberto Calaon