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La conquista della semplicità

Il periodo che stiamo vivendo, certamente eccezionale, ma sicuramente caotico, presenta degli aspetti interessanti. Gran parte della popolazione, non solo in Italia come si può notare, si sta stancando di subire vessazioni e angherie di ogni tipo da una classe dirigente e da una burocrazia ormai vecchia sia nel pensiero che nel modo di porsi. La gente sta iniziando a non accettare più in modo rassegnato (chi lo fa, lo fa solo perché ha paura di perdere quel poco che “crede di avere”) imposizioni cadute dall’alto in modo dogmatico senza spiegazione alcuna. Il potere, qualunque esso sia, dovrà imparare a comunicare mettendo in pratica il rispetto per sé (eh sì, anche per se stesso) e per gli altri. Se lo farà, si accorgerà che tutto sarà più semplice e che non avrà più bisogno di leggi machiavelliche e cavillose per governare!

Tutto sarà più semplice, in nome di una sana e contagiosa esperienza di vita. Naturalmente perché possa succedere bisogna volerlo.

Semplicità, come alcuni possono pensare, non significa pochezza di idee o ignoranza. Si in certi casi può voler dire anche questo, ma la semplicità di cui tratta questo testo richiede molta esperienza per realizzarsi, bisogna aver vissuto e superato situazioni particolari e complesse passando, a volte, anche attraverso l’utilizzo di un linguaggio pomposo ed arrogante per poi comprendere che non serve a nulla, se non ad allontanare gli altri.

La semplicità è una conquista.
La semplicità è vedere, è essere.
La semplicità è non aver paura di alcun giudizio.
La semplicità non significa conformarsi per timore di non essere considerato, ma, semplicemente, conformarsi a ciò che sentiamo giusto e che sappiamo non potrà nuocere né a noi né agli altri.
La semplicità ci porta alla collaborazione.

Ed è attraverso la collaborazione, che include il dialogo e lo scambio tra le persone, che si può costruire una vita migliore, una vita che tiene conto delle esigenze di ognuno.

Prevaricazione, orgoglio e spregiudicatezza non avranno modo di esistere in una società che vede i suoi componenti collaborare. E lo si può fare, semplicemente, lo si può fare, e se gli altri non ci credono, se gli altri sono contro, lasciali perdere, prima o poi si ricrederanno e, sentendosi considerati (e non attaccati), con il tempo avranno modo di cambiare idea imparando che la semplicità paga, anzi appaga.



Roberto Calaon