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Un essere spirituale

Spiritualità e religione non sono sinonimi, perché, mentre la religione utilizza la prima per diffondere la propria dottrina, la spiritualità (e non credo nemmeno che questo sia il termine più appropriato per definirla) non ha bisogno di nient’altro per esistere. Indipendentemente dalle religioni, la spiritualità vive comunque dentro di noi, anche se molti non se ne accorgono, perché con gli insegnamenti che hanno ricevuto non riescono a sentirla o fanno confusione. Persino un ateo può essere più spirituale di un assiduo praticante!

Spiritualità è, soprattutto, ciò che con i nostri sensi non riusciamo a vedere, ma che a volte riusciamo vagamente a percepire. Basterebbe alzare solo di poco la frequenza delle nostre vibrazioni per accorgerci come tutto cambia, come tutto si armonizza, diventa più bello, più luminoso, più gradevole, più umano nel senso di come realmente dovrebbe essere!

Riscoprire la spiritualità significa riscoprire il nostro vero essere e diventare felici, significa anche divertirsi, per stare bene con se stessi e con gli altri e non solo per tramutare piacere e divertimento in vizio. Un essere spirituale ha preso atto dei suoi pregi e dei suoi difetti (non sto dicendo che li ha superati, ma solo che ne ha preso atto), dei suoi punti di forza e di debolezza, dei suoi pieni e dei suoi vuoti. Un essere spirituale ha imparato ad accettarsi e a non rimuginare sul passato perdonando e perdonandosi, perché è consapevole che ognuno di noi è qui per sperimentare.

Apparentemente, un essere spirituale non ha nulla di diverso dagli altri, lui però, con il suo modo di percepire la vita, vede, nei tuoi atteggiamenti, aspetti dei quali tu non hai il minimo sospetto. E non utilizza questa sua capacità a proprio vantaggio, semplicemente vede! È il suo stato d’essere. È presente a ciò che accade nel mondo, senza prediligere l’una o l’altra parte, rispetta le religioni, la scienza e la politica così come fa con il pensiero altrui. Rispetta la legge, non perché ne ha timore, ma perché è consapevole che, per il momento è così. Del resto, al suo interno regna un tale equilibrio che, di fatto, va oltre le leggi materiali.

Un essere spirituale che ha raggiunto un sufficiente stato di presenza consapevole e di autocritica, ha imparato ad ascoltarsi, a mettersi in discussione e a valutare tutto ciò che gli sta attorno sapendo che ognuno di noi sta vivendo il proprio percorso personale. Aiuta chi glielo chiede (e glielo permette) offrendo spunti di riflessione e non soluzioni, perché ha compreso che ognuno deve scoprire da solo. Vede e ascolta notizie e opinioni dando loro l’importanza che meritano, non si lascia suggestionare e utilizza il suo intuito e il suo discernimento per evitare qualunque condizionamento. Infine, un essere spirituale, utilizza le proprie conoscenze per mantenersi in salute e migliorarsi innalzando costantemente la propria frequenza vibratoria, perché solo così potrà raggiungere quello stato che lo condurrà a riconnettersi al proprio Sé superiore per vivere una vita più consona e in sintonia al suo nuovo stato d’essere.



Roberto Calaon