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Stupidità, comprensione e collaborazione

Stupido è chi lo stupido fa! Vi ricordate la famosa frase di Forrest Gump?
Ma come puoi dire a uno stupido di non fare lo stupido? Lui non sa di esserlo. Per lui, il suo comportamento è naturale e consono al suo modo di percepire gli avvenimenti, e poi, anche se per un gran numero di persone lo fosse, chi sei tu per dirlo? Magari per lui e per un’altra parte di persone che non lo vedono tale, lo stupido potresti essere tu.

Immaginate due individui intenti a tirare con forza il capo di una corda che fuoriesce da entrambi i lati di un’enorme matassa e che, impegnati come sono, vedono solo il proprio capo della corda dimenticandosi di tutto il resto. Quindi, non rendendosi conto che questa matassa di corda è talmente grande da accontentare tutti, ma proprio tutti, ognuno dei due continua a tirarla esclusivamente a proprio favore, con il risultato che, totalmente obnubilati dal proprio egoismo, tutti e due si trovano immersi in una gara che li porterà a sfinirsi e a dividersi sempre più.

L’esempio sopracitato è solo uno dei motivi per cui, in generale, colui che si tende a definire stupido, altro non è che un essere che non ha ancora raggiunto uno stato di sensibilità (coscienza) tale che gli consentirebbe di ampliare la propria visione e, conseguentemente, di non sminuire o sopraffare inutilmente l’altro. In questa categoria si trovano anche le persone arroganti che vedono solo ed esclusivamente le proprie ragioni e non tollerano in alcun modo di essere contraddetti o contrastati. Non importa la classe sociale a cui appartengono (tutto è relativo), perché, in generale, si tratta di persone chiuse e limitate alla loro pochezza…, ma questo non significa che rimangano in quelle condizioni per sempre: un avvenimento, una parola gentile, uno shock particolare potrebbe, nella frazione di un secondo, renderli più aperti con conseguente possibilità di autocritica nel proprio operare.

Quindi, colui che (a volte un po’ troppo superficialmente) definiamo stupido potrebbe essere (in questo caso il termine più appropriato è apparire) una persona buona e amorevole con i suoi cari e con il suo entourage. Potrebbe sembrare una persona che aiuta gli altri e che fa del bene, ma limitatamente alle sue convinzioni e se alcuni avvenimenti fossero in contrasto con il suo pensiero farà di tutto per affermarsi, per prevalere, arrivando, anche inconsapevolmente, a far del male sia a se stesso che ai propri cari.

È utile ricordare che, nell’ottica della forma e dell’intero, perché noi ne facciamo costantemente parte, quando si fa del male agli altri, quando si imbrogliano gli altri, quando facciamo solo i nostri interesse a scapito dell’altro e anche a scapito dell’ambiente in cui viviamo, in realtà facciamo del male a noi stessi, prendiamo in giro noi stessi, perché anche noi facciamo parte di questo ambiente e, anche se tutto questo fare-male credendo, a volte, di fare-bene, ci porta ad avere dei privilegi momentanei, prima o poi comprenderemo, e allora che soddisfazione avremo a sembrare i migliori nell’ambiente peggiore?

Io ho ragione, tu hai torto, io sono il migliore, tu fai schifo, io sono il più bravo, tu non capisci niente, io ho tutte le caratteristiche per comandare, tu no, tu non ne hai le capacità, io posso avere ciò che voglio, tu no. Si fa così e basta! E il vecchio detto “Lei non sa chi sono io!” non ce lo mettiamo?

Con questi comportamenti risulta evidente che continuiamo costantemente a vivere nella dualità, risulta evidente che non abbiamo ancora compreso che tutti noi creiamo costantemente l’ambiente in cui viviamo! Ma quando iniziamo ad accorgerci che ognuno di noi è parte di questa forma e che è anche nostra la responsabilità della sua realizzazione, della realizzazione dell’intero, si arriva a comprendere facilmente che, con questo genere di linguaggio, gli stupidi sono due: sia colui che afferma le proprie convinzioni, sia colui che le contrasta, e così facendo non si approda a nulla, sopraggiunge l’ego, nasce la competizione e si inizia una guerra inconsapevole verso tutto ciò che intralcia la nostra visione.

Per creare il titolo di questo testo, anche se non mi piace, ho scelto la parola stupido. L’ho scelta semplicemente perché fa rumore senza scandalizzare troppo. Avrei potuto scegliere, arrogante, supponente, maleducato, villano, cafone, incivile, presuntuoso, prepotente, irrispettoso, testa di “beep” e così via… comportamenti che molti di noi hanno utilizzato almeno una volta nella propria vita e che, fortunatamente, la maggior parte non utilizza più perché ne ha intuito la forza distruttiva

Pensate, solo questa piccola intuizione ci consente di cambiare completamente il nostro atteggiamento e i nostri comportamenti avvicinandoci sempre più alle altre due parole che compongono il titolo di questo testo e che non hanno bisogno di alcuna spiegazione: comprensione e collaborazione!



Roberto Calaon